25 Febbraio 2021

 La Chiesa di Santa Maria a Ripa a Empoli

La storia della chiesa di Santa Maria a Ripa e dell’annesso complesso conventuale, inizia nell’anno 1484, per volontà degli Adimari, ramo empolese della potente famiglia fiorentina. Ambizione e prestigio del casato, indussero gli interessati a selezionare con cura il luogo dove fare erigere  una nuova chiesa più grande e importante di quella già presente sui loro terreni, ( Santa Maria in Cittadella), ma ormai in stato di decadimento e abbandono, insieme a tutte le altre piccole chiese sparse sul territorio circostante ( San Mamante, San Michele, San Lorenzo, San Donato ). Il punto era strategico, per visibilità e accesso, coincidendo con l’inizio della via pisana. Difronte alla chiesa era presente, inoltre, come una sentinella, un loro palazzotto residenziale. Dunque, mancava solo di vincere l’ostruzione del Piviere di Sant’Andrea, che faceva leva sulla Bolla papale, emanata da Bonifacio VIII, alla fine del Duecento, in base alla quale veniva impedito ai Frati Mendicanti dell’Ordine di San Francesco di edificare nuove chiese senza la la licenza della  sede episcopale.

Ma gli Adimari contavano alleanze importanti  e risorse economiche così, superato l’ostacolo,   15 novembre 1483, stipularono l’atto di donazione con i Frati Minori di Fiesole, per la cessione della chiesetta e dei terreni circostanti. I frati non misero tempo in mezzo e il 31 maggio 1484 appaltarono i lavori al costruttore Simone del Mariotto da Settignano.

Secondo le Cronache dello storico Dionisio Pulinari, il progettista fu il frate architettore  Vincenzo, francese di provenienza e coadiuvato negli ambiti amministrativi da fra’ Martino Antonio da Empoli e frate Francesco Brandi. L’appalto comprendeva la realizzazione della chiesa , del campanile e della sacrestia e nel 1487 erano pronti, insieme al refettorio.

Ben presto, s’intese che una piena residenza dei frati avrebbe significato una migliore gestione del complesso e, dunque la necessità, di ampliare l’impianto con servizi e aule dormitorio. Tale cambiamento di prospettiva comportò evidentemente, la necessità di nuove risorse economiche. A ciò provvidero di nuovo gli Adimari, ma pure il rettore della vicina chiesetta di san Donato, Francesco di Buto, il quale si spinse fino alla demolizione del suo edificio , pur di garantire, con il ricavato dei suoi beni e il recupero del  suo materiale, al completamento dell’ala conventuale.

Il cantiere del convento di Santa Maria delle Grazie, questo il nome con il quale nacque, per superare le difficoltà economiche, dovette  chiamare a raccolta  tutta la comunità di Ripa che partecipò con passione.  Il cantiere venne affidato questa volta a Biagio di Antonio di Bartolomeo da Vernio.   Nel 1494 il convento era ormai definito nelle sue parti strutturali e due anni dopo era pronta pure la foresteria, completata nel 1502.

Il 1510 viene considerata la data di ultimazione della chiesa, dato che nello stesso anno avvenne la tumulazione del Beato Bartolomeo d’Anghiari. Però è solo nel 1540 che la chiesa viene ufficialmente consacrata dal vescovo Bonaventura Dalmata Episcopus Crucensis”, intitolando la stessa all’Assunzione, in onore della Vergine Maria. Questo ritardo nel rendere  la chiesa officiante, si spiega con la vertenza, mai sopita,  tra la Collegiata di Sant’Andrea e i frati relativa, questa volta, alla separazione  dei ruoli spettanti a ciascuno circa la cure delle anime e dei lasciti e delle indulgenze: la prima concessa ai frati e la seconda alla Collegiata. La controversia  si protrasse per lungo tempo e si risolse di volta in volta, attraverso il parere del Capitolo. Nel 1533 venne realizzata la Cappella del Crocifisso e durante il corso dello stesso secolo la chiesa venne abbellita con le Cappelle acquisite dai primi patroni e dalle Confraternite religiose, quali la  Compagnia della Concezione, la  Compagnia del Rosario, quella dei Cordigeri , di Sant’Antonio e di San Lorenzo. Curiosamente, fra i patroni degli altari, non figura nessuno intestato alla famiglia fondatrice degli Adimari. Ciò perché a tale data la stessa famiglia  aveva perso beni e prestigio, causa dissidi con la famiglia Medici.

Un segno qualificante della costruzione è rappresentato dal loggiato antistante l’ingresso. Realizzato  fra il 1573 e il 1576, è opera di Giovan Francesco da San Miniato al Tedesco e Francesco da Empoli.  E’ un loggiato a 5 fornici ,in stile cinquecentesco, che ben  si raccorda con i corpi di fabbrica presenti ai lati della chiesa : l’Oratorio della Concezione a sinistra  ricostruito) e la Cappella di Sant’Antonio, a destra. Nel 1607 il loggiato venne affrescato da Lorenzo Bonini, pittore bolognese, mentre fra gli anni  1636 e 1637, venne affrescato il chiostro, composto da 24 campate. Autore fu Francesco Maccanti, pittore empolese (?), con storie di San Francesco e Sant’Antonio da Padova. Nel 1686 il complesso diviene Sede Provinciale di Studi Teologici.

Durante i secoli Settecento e Ottocento si affiancarono al convento diverse Compagnie religiose, alcune delle quali, per agiatezza economica e , aggiungono al complesso prestigio e risorse.  Proprio questo aspetto, nel tempo, diventa però causa di controversie tra i frati e i correttori delle  Compagnie, inducendo talune all’abbandono , altre alla dissoluzione.

Con fasi di innovazione successiva, quali il rifacimento dell’altare maggiore del 1750, e   quella del pavimento del 1860, si raggiunge la configurazione attuale, rinvigorita dall’ultimo recente restauro.

Il complesso conventuale, articolato nei suoi volumi, andò costituendosi come un micro sistema autonomo, organizzato per accogliere, oltre al personale residente, destinato ai servizi ed agli uffici religiosi, l’intera comunità dei fedeli presente nel  territorio circostante. La chiesa ad aula semplice, con copertura a capanna, comprende quatto cappelle padronali per lato , sotto il cielo della navata sostenuto da volte a crociera.  All’altezza del transetto, un grande arco, affrescato con allegorie della Passione, domina l’area presbiteriale. Aperture laterali in questa zona, immettono nei percorsi degli ambienti destinati alle diverse funzioni del piano terra. Tre punti di risalita collegano questo piano con i livelli superiori.

 

Vincenzo Mollica