30 Gennaio 2022

Mazzantini su rielezione di Sergio Mattarella

«A Sergio Mattarella va il nostro ringraziamento per essersi messo a disposizione del Paese, pur avendo, legittimamente, altri programmi personali. Per commentare la sua rielezione alla Presidenza della Repubblica occorre muovere da una premessa sul contesto che ha caratterizzato la settimana di votazioni che abbiamo alle spalle-esordisce così Jacopo Mazzantini, segretario del Pd Empolese Valdelsa, che prosegue- un Parlamento uscito quattro anni fa dalle elezioni politiche del 2018, che oggi verosimilmente non rappresenta più l’attuale ripartizione del consenso popolare tra i diversi partiti, per di più caratterizzato da un continuo cambio di casacca da parte di duecento parlamentari, molti dei quali approcciatisi a questo cruciale passaggio istituzionale più con la bussola della crisi di governo da scongiurare per non perdere la propria carica che non con l’interesse del Paese da tutelare”.
Se questo è il contesto in cui si doveva operare- evidenzia Mazzantini-la prima reazione davanti allo scenario di un Mattarella bis, quale migliore se non unica sintesi possibile tra i diversi gruppi parlamentari, deve essere quella di chi tira un sospiro di sollievo e guarda con fiducia ai prossimi sette anni di Quirinale. Perché nella fase estremamente delicata che stiamo attraversando dal punto di vista sia economico, con l’aumento galoppante dell’inflazione e dei costi dell’energia, sia sanitario, con la pandemia che continua a registrare vittime quotidianamente, sia geopolitico internazionale, con i venti di guerra che soffiano dalla Russia sull’Ucraina, l’idea che l’Italia possa affrontarla con la stabilità di governo e con l’autorevolezza e la credibilità europea ed internazionale del duo Draghi-Mattarella non può che confortare.
Quanto al PD, il nostro partito, pur non avendo i numeri per guidare il percorso, essendo la terza forza parlamentare con appena 154 elettori su 1005, dietro alla Lega e ai 5Stelle, ha dimostrato la capacità di massimizzare le competenze e l’esperienza del proprio personale politico, grazie ad una unità granitica tanto invocata negli ultimi anni, che porta a casa l’obiettivo massimo dichiarato da Letta alla vigilia dal salotto di Fabio Fazio.
Al Segretario, alle capigruppo, ai parlamentari tutti del Partito democratico va quindi il mio plauso, perché stavolta i 101, le divisioni, i franchi tiratori sono emersi altrove, mentre nel nostro partito disciplina e serietà sono emerse giorno dopo giorno.

Tutto ciò premesso, quanto avvenuto rappresenta un passaggio che porta con sè indubbiamente anche delle riflessioni critiche sia di carattere istituzionale che prettamente politico.

Sotto il primo profilo, il rinnovo in carica di Mattarella rappresenta un precedente pesante, che rischia di spostare in misura significativa gli equilibri tra i diversi poteri costituzionali così come pensati e scritti nella Carta del ‘48

Il secondo mandato al Quirinale, sebbene non vietato espressamente dalla Costituzione, era sempre stato escluso per opportunità istituzionale e l’eccezionalità dei due anni in più in carica di Giorgio Napolitano trovano oggi continuità, strutturando quel precedente nella prassi costituzionale.

Quanto avvenuto, pertanto, dovrebbe rappresentare il pretesto per aprire immediatamente una discussione sulla necessità di riforme istituzionali, prima ancora che elettorali, che in questo Paese, ormai rese urgenti da troppi riscontri susseguitisi negli ultimi anni e che richiedono un approccio organico, non limitato alle regole che disciplinano l’elezione del Presidente della Repubblica.
Quanto al secondo elemento di riflessione,
questo passaggio conferma ancora una volta la crisi del sistema politico italiano, che viene da lontano e che il decennio alle spalle, caratterizzato dalla risposta della democrazia diretta e del rinnovamento purché sia, indipendentemente dalle competenze, ha ulteriormente aggravato invece che risolto.

Affermare che in questa vicenda il personale politico presente in Parlamento non si è dimostrato all’altezza del proprio compito, come si legge sui social e si ascolta in televisione, è corretto, ma se vogliamo che sia anche utile dobbiamo fare lo sforzo di non generalizzare, perché si è colta la distanza tra dove stava la preparazione o l’improvvisazione e non ridurre il tutto alla denuncia estemporanea, dando prospettive concrete al confronto sul tema, per coglierne le cause.

Se anche in questo caso, si chiede conto, tra gli altri, anche al Pd, che aveva il limite di numeri non proprio maggioritari e che ha evitato soluzioni divisive o per cui si era gridato allo scandalo, è perché evidentemente lo si considera ormai, non solo un partito ma una vera e propria riserva delle istituzioni, il chè può far piacere, ma certo conferma la crisi di sistema.

Una crisi che per essere affrontata con una possibilità di successo richiede un cambio di approccio, che muova dalla ritrovata consapevolezza che anche la politica, sebbene a suo modo, è una scienza, impegnativa, complessa e come tale la si rappresenta nelle facoltà universitarie dove viene studiata. Dunque, come in ogni campo, presuppone preparazione ed applicazione per poter essere interpretata e praticata e non è rappresentandola in modo minimalista e banalizzandola che si sono risolti i vizi che l’hanno giustamente resa invisa ai cittadini italiani.

Prendiamo, quindi, gli elementi positivi che la rielezione di Mattarella porta con sé-conclude il segretario- e apriamo un tavolo di confronto serio e trasversale su quelli critici, per rafforzare strutturalmente il sistema politico del nostro Paese, perché dovrebbe essere ormai chiaro che oltre a rappresentare, come in ogni epoca, lo specchio della società che ha il compito di guidare e amministrare, il livello su cui si assesta determina ricadute troppo importanti per la qualità della democrazia e, quindi, della vita di ogni cittadino».